L'ESPANSIONE TERRITORIALE E IL QUE'BEC ACT

22 GIUGNO 1774
La limitazione della libera espansione territoriale dei coloni, che la Gran Bretagna vuole confinare a oriente dei monti Appalachi,sono percepite come un atto di dispotismo e di inaccettabile limitazione della libertà dei coloni, che pretendono di impadronirsi dei territori abitati dalle popolazioni indigene e trasformarli in terre fertili coltivate: infatti, non solo gli indigeni sono ritenuti dei selvaggi inferiori, ma la loro terra non è considerata tale perché non lavorata.
La madrepatria sembra privilegiare gli interessi dei nativi, e degli schiavi, rispetto a quelli dei bianchi, limitando la loro libertà di impadronirsi delle terre e schiacciare ogni opposizione delle popolazioni indiane. E' quindi necessario eliminare il distante governo dispotico britannico, contrario agli interessi delle colonie.
Le «Leggi intollerabili», e il Quebec Act, stanno accellerando il processo di ribellione ormai in corso. In realtà nella società americana sono presenti forti contrasti sociali e politici; inoltre le colonie sono divise tra loro a causa soprattutto della diversa struttura economica e degli interessi conflittuali delle classi dominanti. Le correnti moderate sono potenti soprattutto negli stati centrali tra i ricchi mercanti e le classi dell'alta borghesia, mentre sono presenti anche conservatori lealisti alla corona britannica.
Le forze rivoluzionarie sono predominanti negli stati del New England soprattutto tra gli operai, i piccoli agricoltori e le classi più disagiate; questi strati popolari sono sostenuti e guidati da intellettuali radicali, avvocati e pastori della chiera presbiteriana. Le colonie del New England conclusero una sorprendente alleanza rivoluzionaria con i coloni delle regioni di frontiera alla ricerca di terre, irritati per il Quebec Act, e soprattutto con i ricchi piantatori proprietari di schiavi degli stati meridionali, principalmente Virginia, Maryland e Carolina del Nord, che aspirano alla totale libertà economica.
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